Scusa … ma tu parli il “banchese”?

Le note vicende hanno reso sempre più evidente il divario informativo che regna tra banca e cliente.
Certamente le banche hanno molte, troppe responsabilità: linguaggio oscuro, ossessione al budget, avidità sconfinata.
Ma anche i clienti hanno permesso che tutto questo accadesse, per eccesso di fiducia, perché è più comodo delegare che scegliere, perché così fan tutti.
Comprare prodotti che non si capiscono e che spesso non ci si sforza neppure di comprendere può legittimare comportamenti opachi.
Come se ne esce?
Attraverso uno sforzo personale e collettivo di alfabetizzazione finanziaria, perché se entriamo in un negozio compriamo forse quello che piace al commesso?
E allora come mai quando entriamo in banca, in un “negozio” che vende e acquista denaro, diciamo al gestore di scegliere per noi il prodotto più adatto?
Forse perché ci sentiamo privi di quella conoscenza necessaria per contrattare e scegliere il prodotto che più ci conviene.
Il “banchese” è un linguaggio, va imparato come tutte le lingue.
Se entriamo in banca e parole come valuta, cms, taeg, tan ci trovano impreparati vuol dire che abbiamo un problema di conoscenza.
Un problema che va risolto anche se il “banchese” proprio non ci piace.