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PESO LORDO, LABORATORIO DI TEATRO TANTRICO

Corso

A Firenze ()

151-300 €

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Descrizione

  • Tipologia

    Laboratorio

  • Livello

    Livello base

  • Ore di lezione

    20h

  • Durata

    3 Giorni

Un laboratorio di Luca Camilletti sulla presenza scenica (e già queste due parole insieme sono una contraddizione, necessaria)
Un laboratorio che propone un tipo di teatro che sposa la visione Tantrica e Fenomenologica.
Se l’atto teatrale (associabile agli atti che scegliamo di fare nella vita di ogni giorno) vive grazie ad un’idea, allo sviluppo di un’idea, allora è quell’intuizione che viene incoraggiata e sviluppata, privilegiando un rapporto sensibile alla generosità di nutrire e fermentare un proprio immaginario che si connetta con le proposte e le indagini guidate ( associabile agli eventi che è la vita stessa a proporci).
Non per imparare ad essere degli attori ma piuttosto per smettere di esserlo (altra contraddizione, necessaria).
La scena ( associabile al nostro vivere quotidiano) è un artificio e un luogo di visioni oltre che uno spazio di ricerca per un salto nel buio e nel vuoto, da dove far emergere altra bellezza. Nei giorni in cui ci sentiamo ottimisti lo chiamiamo entusiasmo, nei giorni in cui l’ottimismo non esiste lo chiamiamo sfinimento. Sono cose che succedono ai vivi.
L’occupazione principale dell’umanità in certe condizioni consiste nell’ordire traiettorie, elaborare progetti, seguire un filo, inventare connessioni, utilizzare codici, avere un’opinione, fare dei piani. L’incidente è incluso perché si manifesta improvvisamente, senza preavviso, fuori coscienza: una rivoluzione, di necessità virtù. L’incidente non ha bisogno di essere accettato, accade da sé.
Nell’evoluzione contemporanea della figura dell’artista di scena, il percorso di studio attoriale si muove attraverso una serie di elementi incogniti e individuali che costituiscono il valore della presenza umana

Profilo del corso

A TUTTI I TEATRANTI NON CONVENZIONALI, A TUTTI GLI ANIMI ARTISTICI E MEDITATIVI, A TUTTI COLORO CHE TENDONO A VIVERE NELLO STUPORE DEL BIMBO E NELLA COSCIENZA DELL'ADULTO INSIEME. A CHI SI SENTE ATTRATTO DALL' AMORE COME DISPONIBILITA' ALL'ATTIMO.
a chi interessa il teatro come spazio di vita che offre la possibilità di uscire dalle prigioni dell'io, mettersi dunque nei panni di altro, degli altri. e scoprire che la vita è ciò che nel momento accade nella relazione fra me te e gli altri.

Seminario aperto a tutti, non sono richieste precedenti esperienze.

Nell’evoluzione contemporanea della figura dell’artista di scena, il percorso di studio attoriale si muove attraverso una serie di elementi incogniti e individuali che costituiscono il valore della presenza umana. Senza ormai più il conforto di una tecnica al servizio della bellezza interpretativa, l’esperienza in scena si conferma come il momento in cui la persona è quello che è, ma soprattutto è ciò che si trova a fare. Si tratta di collocarsi dentro allo sviluppo di un’idea e privilegiare un proprio rapporto sensibile con le proposte guidate.

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Opinioni

Materie

  • Teatro
  • Laboratorio di teatro
  • Bellezza
  • Laboratorio
  • Relazione
  • Ascolto
  • Movimento
  • Emozioni
  • Tantra
  • Formazione

Professori

Luca Camilletti

Luca Camilletti

Autore, regista, attore, docente

LUCA CAMILLETTI presenza nel campo delle arti sceniche, con estensione alla musica, alla fotografia e alle lingue, sviluppa percorsi di ricerca che coinvolgono una visione eterogenea e uno sguardo analitico nei progetti di creazione. -Autore dei propri spettacoli ( Idioteca, Autoservice, il potere del sangue dell’eroe per esempio Giacomo Matteotti, Oratoria dinamica per Girolamo Savonarola), -Curatore di progetti ( Dentro!, FAF Florence Art Factory) -Attore in opere di Rodrigo Garcia, Zapruder Filmakersgroup, Jerome Bel e docente di percorsi formativi sulla scena.

Programma

Se l’atto teatrale vive grazie ad un’idea, allo sviluppo di un’idea, allora è quell’intuizione che viene incoraggiata e sviluppata, privilegiando un rapporto sensibile alla generosità di nutrire e fermentare un proprio immaginario che si connetta con le proposte e le indagini guidate . Non per imparare ad essere degli attori ma piuttosto per smettere di esserlo (altra contraddizione, necessaria).

La scena è un artificio e un luogo di visioni oltre che uno spazio di ricerca per un salto nel buio e nel vuoto, da dove far emergere altra bellezza. Nei giorni in cui ci sentiamo ottimisti lo chiamiamo entusiasmo, nei giorni in cui l’ottimismo non esiste lo chiamiamo sfinimento. Sono cose che succedono ai vivi.

L’occupazione principale dell’umanità in certe condizioni consiste nell’ordire traiettorie, elaborare progetti, seguire un filo, inventare connessioni, utilizzare codici, avere un’opinione, fare dei piani. L’incidente è incluso perché si manifesta improvvisamente, senza preavviso, fuori coscienza: una rivoluzione, di necessità virtù. L’incidente non ha bisogno di essere accettato, accade da sé.

Nell’evoluzione contemporanea della figura dell’artista di scena, il percorso di studio attoriale si muove attraverso una serie di elementi incogniti e individuali che costituiscono il valore della presenza umana. Senza ormai più il conforto di una tecnica al servizio della bellezza interpretativa, l’esperienza in scena si conferma come il momento in cui la persona è quello che è, ma soprattutto è ciò che si trova a fare. Si tratta di collocarsi dentro allo sviluppo di un’idea e privilegiare un proprio rapporto sensibile con le proposte guidate.

Lo scenario d’indagine non riguarda il dramma né la tragedia né la catastrofe ma la comparsa della qualità di una cosa alterata da un malfunzionamento, cioè un attore che fa della presenza in scena il proprio campo di ricerca sensibile, l’estensione della propria scatola nera, la decostruzione della conoscenza per scomodare altre genesi. Le tecniche, le arti, la vita, i metodi e i modi sono quelli che abbiamo, non quelli che avremo.

Bisogna imparare a non distinguere il visibile dall’invisibile.

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