Ipovitaminosi D un problema sociale: nuove opportunità terapeutiche

La Vitamina D è un vero e proprio ormone con numerosi effetti sia a livello scheletrico che extrascheletrico; è
prodotta dalla cute e, attraverso diverse tappe metaboliche, raggiunge i classici target tissutali: osso, intestino e
rene. Il riconosciuto ruolo pleiotropico della Vitamina D nei tessuti extrascheletrici ha come denominatore
comune la funzione dell’ormone nella regolazione dell’omeostasi calcica e la sua indubbia utilità nella
prevenzione dell’osteoporosi. Il settore della ricerca sulla Vitamina D, relegato per tante decadi a un numero
limitato di specialisti, sta oggi vivendo una vera e propria esplosione di interesse: da una parte, l’incredibile
numero di geni regolati dalla Vitamina D ha coinvolto i ricercatori interessati a scoprirne i meccanismi di azione
molecolari, dall’altra, i clinici sono sempre più attratti dalla vasta mole di dati epidemiologici che correlano i suoi
livelli circolanti all’incidenza di numerose patologie croniche.In questo corso si porrà l’attenzione, tra le altre, su
due malattie dismetaboliche, il diabete e l’obesità, di larghissima diffusione, che presentano diverse
complicanze e hanno un'incidenza notevole sulla popolazione e sul sistema sanitario nazionale. Dagli ultimi
studi clinici si ravvisa che un adeguato livello ematico di vitamina D contrasta la sindrome metabolica e previene
l'insorgenza di diabete o quantomeno rende migliore il controllo glicemico riducendo le sue numerose e gravi
complicanze. Prende sempre più campo inoltre la consapevolezza di una elevata prevalenza di carenza di
vitamina D nelle malattie neurologiche: la carenza di vitamina D è abbastanza comune in alcuni disturbi
neurologici come la sclerosi multipla, la miastenia gravis e il morbo di Parkinson. Infine le ultime ricerche
sembrano suggerire un ruolo per il deficit di vitamina D nello sviluppo di diverse patologie dell’apparato
digestivo (in particolare le IBD), e una sua possibile influenza sulla severità della malattia.