Mediazione Artistica Individuale e in Gruppo

IGF - Istituto Gestal

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Programma

GESTALT COUNSELLING MEDIAZIONE ARTISTICA INDIVIDUALE E IN GRUPPO

Responsabile Oliviero Rossi

Docenti: A. M. Acocella, M.Cavallo, A. Felici, A. Lommatzsch, O. Rossi.

Seminari sulla struttura del carattere: G.P. Quattrini; A.R.Ravenna

La Gestalt è un approccio alla relazione d’aiuto di tipo umanistico i cui fondamenti teorici poggiano su Fenomenologia e Esistenzialismo.

Oltre che un modello teorico, la Gestalt è uno stile di vita che trova il suo fondamento nel continuo divenire dell’esperienza.

Il Gestalt Counselling utilizza un modello operativo che assume a proprio tema specifico l’attenzione continua al presente in un contesto di relazione. Nella relazione Io-Tu si svolge il dialogo esistenziale, instaurando una comunicazione intra e interpersonale efficace e in sintonia con il contesto.

Attualità, consapevolezza, responsabilità dell’esser-ci nell’esperienza sono presupposti fondamentali della relazione d’aiuto nell’approccio gestaltico e costituiscono il cammino che permette di fare della propria vita una esistenza “unica”.

Contatto, espressione, creatività sono vie perché ognuno trovi nel suo cammino le forme della propria umanità.

Il counsellor è una nuova figura professionale che, attraverso la relazione d’aiuto, accompagna il cliente nella consapevolezza di bisogni e risorse, supporta l’elaborazione di situazioni conflittuali, facilita la sperimentazione di nuove possibilità. Difficoltà e sofferenza aiutano a creare così un nuovo modo di gestire la propria vita.

Il counselling è un’attività che si svolge negli ambiti in cui la relazione d’aiuto è alla base dell’intervento professionale: insegnamento (scuola e formazione), cura e assistenza (sociale e sanitaria), ovunque ci sia necessità di promuovere le risorse umane (organizzazioni) e/o prevenire o gestire disagi nelle relazioni interpersonali o tematiche di stress professionale.

AREE TEMATICHE

Il teatro, la videoterapia e le forme narrative come strumenti nella relazione d’aiuto

A) Azione e rappresentazione

· Il teatro è un campo di esperienza e di ricerca in cui sono in campo tutte le dimensioni della persona: il corpo, la mente, la socialità, la comunicazione; ma soprattutto è un mezzo per esplorare le possibilità della propria esistenza in relazione a quella di altri, reali e/o immaginari. Facendo esperienza di situazioni, di ruoli, di emozioni, di stili di relazioni, grazie al gioco teatrale, possiamo trovare il senso e orientare la nostra esistenza.

· La drammaterapia, o teatroterapia, si propone di usare l'impianto teatrale nella sua complessità, come mediatore nelle relazioni d'aiuto. Usando le tecniche e il linguaggio teatrale è possibile portare avanti un lavoro combinato su corpo, emozioni, immaginazione, memoria, pensiero (creativo, analitico, narrativo), attenzione, voce e respirazione, permettendo di affrontare diversi tipi di problemi in qualsiasi contesto e a più livelli. La Dramma/teatro terapia, attraverso l’uso intenzionale di processi drammatico-teatrali, può aiutare a raggiungere l’obiettivo di benessere e integrazione in ambito terapeutico, riabilitativo, pedagogico, sociale. A differenza dello psicodramma, la DTT utilizza in maniera esplicita i paradigmi teatrali fondamentali quali la regia, l'attore, lo spettatore, lo spettacolo, la drammaturgia, il testo, la costruzione, la rappresentazione, l'azione, la parola, il corpo, lo spazio scenico, la ripetizione, l'interpretazione, la maschera, la narrazione, il personaggio, la scrittura, l'espressione, l'improvvisazione, la mimesi.

· La videoterapia, porta nella relazione d’aiuto a mediazione artistica la possibilità di utilizzare un’interfaccia che offre vari livelli di intervento: sul copione di vita; sulla dinamica della condotta, sul continuum della prossemica ed è inoltre un valido strumento per l’acquisizione delle competenze di auto-osservazione e monitoraggio di sé. È possibile utilizzarla sia come evoluzione dello psicodramma sia come tecnologia narrativa di conoscenza di sé, in quanto attraverso l’iter di costruzione del prodotto audiovisivo si entra nel vivo della re-visione dei propri modelli cognitivi, emotivi, relazionali e posturali. Il linguaggio visivo, narrativo e cinematografico è inteso come un insieme di codici, procedure e operazioni, indipendenti dal medium nel quale si possono realizzare [quindi sia del cinema sia della TV], ma la cui presenza nel processo creativo ci permette di riconoscere quest’ultimo come un racconto. Lo spazio cinematografico acquista senso, si drammatizza, diventa parte integrante e costitutiva della narrazione di sé stesso; le inquadrature realizzate durante le riprese si ricostruiscono in tempi narrativi e in unità di senso. Il significato emerge grazie alle risorse personali che in questa operazione di costruzione/ricostruzione narrativa vengono messe in campo, suggerendo al cliente una nuova prospettiva degli avvenimenti rappresentati.

B) Scrittura e narrazione

Il concetto di narrazione è molto ampio e travalica i confini del racconto orale e/o letterario; la narrazione è riferibile al mito, alla leggenda, alla fiaba, alla novella popolare, all’epica, alla storia, alla tragedia, al dramma, alla commedia, al mimo, alla pittura, al cinema, al teatro, ai fumetti, alla conversazione. Indipendentemente da una suddivisione in buona e cattiva letteratura, la narrazione sembra internazionale, transtorica, transculturale: la vita stessa è narrazione in quanto storia (Bruner, 1988).

Le nostre vite sono infatti incessantemente intrecciate alle narrazioni, alle storie che raccontiamo o che ci vengono raccontate (nelle forme più diverse), a quelle che sogniamo o immaginiamo o vorremmo poter narrare. Tutte vengono rielaborate nella storia della nostra vita, che noi raccontiamo a noi stessi in un lungo monologo, episodico, spesso inconsapevole, ma virtualmente ininterrotto (Brooks, 1995). Noi viviamo immersi nella narrazione ripensando e soppesando il senso delle nostre azioni passate, anticipando i risultati di quelle progettate per il futuro, e collocandoci nel punto di intersezione di varie vicende non ancora completate. L’istinto narrativo è antico in noi quanto il desiderio di conoscenza, è il modo privilegiato per attribuire significati.

Questa definizione di narrazione è molto estesa e, anche se altri autori ne restringono la portata, serve a rendere l’idea della molteplicità delle sue manifestazioni nella vita quotidiana.

In campo clinico, Erving Polster (1987) suggerisce che la vita di ogni persona può essere vista come un romanzo: la scoperta di tale analogia sarebbe di per sé terapeutica. Polster, come Hillman (1984),vede la psicoterapia come un processo estetico-artistico. Il terapeuta deve usare gli stessi criteri selettivi e costruttivi che usa uno scrittore nel produrre una storia, allo scopo di aiutare il cliente a “ri-scrivere” la sua biografia. È in questo modo che all’interno del setting si produce una storia di cui terapeuta e cliente costituiscono i co-narratori. Tale prassi d’intervento è sostenuta dalla “scoperta” teorica di un modo specifico di funzionare della mente: il pensiero narrativo. Il pensiero narrativo sarebbe alla base di un modo di rappresentare e conoscere il mondo guidato da regole portatrici di senso, prescrittive, tematiche; una modalità peculiare con la quale l’uomo organizza, elabora e narra la realtà e l'esperienza di sé.

Una volta assunto che la narrazione può costituire un veicolo di cambiamento, è lecito notare come ci siano narrazioni (modi di rappresentarsi) più efficaci di altre; spesso non è sufficiente un semplice narrarsi per promuovere un cambiamento. Attualmente l’attenzione dei ricercatori e dei clinici è tesa a comprendere in quale modo la narrazione produce dei cambiamenti, “come” le storie curano e in quali circostanze un tipo di narrazione può essere efficace.

1. Scrittura-terapia Partendo dagli studi sulla narrazione, quale strumento in grado di produrre cambiamenti attraverso una ristrutturazione dell'esperienza, la scrittura inizia a trovare un suo statuto specifico nell'ambito delle Arti Terapie. La pratica della scrittura (e della lettura) si pone come momento privilegiato di trasformazione della persona nelle sue relazioni con sé stesso e con gli altri. La scrittura può produrre cambiamento in termini clinici, riabilitativi, terapeutici, di potenziamento delle risorse individuali. Riguardo ai diversi generi utilizzabili come metodologie della scrittura-terapia in senso lato, abbiamo: poesia, autobiografia e confessioni, racconto, lettere e diari, romanzo di formazione.

2. Scrittura creativa. L’espressione “scrittura creativa” (creative writing), da alcuni anni si è diffusa in Italia nel campo degli studi e delle pratiche letterarie e della comunicazione (De Mauro et al., 1996), e solo da poco tempo nel campo delle arti terapie grazie ai recenti avanzamenti della psicologia narrativa, della biblio-terapia e delle ricerche applicative di psicosemiotica. Il laboratorio di scrittura in quanto setting specifico di lavoro pratico e teorico, è l’elemento che prima di tutto caratterizza le applicazioni della scrittura creativa. La pratica della scrittura creativa si pone come momento privilegiato di apprendimento e conoscenza del sapere letterario e del proprio mondo esperienziale. Nel laboratorio la procedura trova una sua immediata applicazione attraverso esercitazioni guidate di scrittura, lettura e ri-scrittura di testi: le tecniche creative, il confronto, la ricerca dello stile, i diversi generi predispongono un percorso formativo specifico (Gaudiano, 1994; Carver, 1997). Nel laboratorio di scrittura creativa l’attenzione dell’operatore è paradossalmente concentrata sugli aspetti qualitativi della scrittura come testo letterario, anche se il fine può essere terapeutico. Per questo è importante che in sede clinica, l’operatore o il terapeuta abbia una specifica competenza letteraria, conosca e pratichi abitualmente la testualità e la scrittura e che sia in grado di valutare i contenuti e i processi che si affacciano nel testo (Cavarero, 1997). Il contenuto psicologico, la forma testuale, lo stile, non sono indipendenti.



ESTRATTO DEL PROGRAMMA




PRIMO ANNO


-Fondamenti nella relazione d’aiuto a mediazione artistica.

-Azione teatrale e intervento psico/pedagogico.

-Definizione e modelli di dramma/teatroterapia.

-Distanza estetica e catarsi.

-Imagery e creatività.

-Videoterapia e narrazione I.

-Scrittura e narrazione.

-Aree elettive di intervento arteterapeutico I.

-L’individuo e il gruppo La relazione d’aiuto: Gestalt e Counselling.

-Visione del mondo nell’approccio fenomenologico-esistenziale.

-“Qui e ora” e intersoggettività nella Gestalt.

-Ciclo del contatto e continuum di consapevolezza nella Gestalt.

-Teorie della personalità: attaccamento e autoregolazione organismica.

-Comunicazione verbale e non verbale nella relazione d’aiuto.

-Relazione Io-Tu, ascolto attivo e partecipativo, empatia e respons-ability.

-Le relazioni affettive: intimità e sessualità.

-Le memorie del corpo: psicofisiologia delle emozioni e consapevolezza psicocorporea.

-Sogno e fantasie guidate: strategie e strumenti di auto ed etero conoscenza.



SEMINARI INTENSIVI


* Tecniche di rappresentazione: teatro e videonarrazione.

* Tecniche di rappresentazione: teatro, scrittura e videonarrazione.

* Struttura del carattere . L’uso dell’enneagramma I livello.



SECONDO ANNO


-La relazione d’aiuto a mediazione artistica.

-Educazione in età evolutiva e in età adulta.

-Processi e linguaggi.

-Metodologie gestaltiche per le artiterapie.

-Videoterapia e narrazione II.

-Aree elettive di intervento arteterapeutico II.

-Dinamiche del gruppo arteterapeutico e problemi della conduzione.

-Tecniche di rappresentazione.

-Etica e deontologia professionale.

-Conoscersi per aiutare: modelli di lavoro per lo sviluppo della consapevolezza di sé.

-Costruzione della realtà secondo il modello della Gestalt.

-Il disagio psichico come impedimento alle scelte efficaci.

-Metodologia e tecniche di intervento.

-Comunicazione verbale e non verbale nella relazione d’aiuto.

-Transfert del cliente, transfert dell'operatore.

-Modelli di intervento e gestione del conflitto.

-La prevenzione dello stress professionale.

-L’etica nella relazione d’aiuto dal punto di vista fenomenologico esistenziale.

-Lavoro con i sogni nella relazione d'aiuto.

SEMINARI INTENSIVI

* Il corpo in azione:scrittura e videonarrazione.

* Il corpo in azione: performance e post-produzione video.

* Struttura del carattere : L’uso dell’enneagramma II livello.



TERZO ANNO


L’ulteriore formazione di indirizzo dovrà svolgersi in almeno 1 anno dopo il biennio, con contenuti differenziati così articolati:

· seminari intensivi

150 h di approfondimento tematico;

· pratica di lavoro/tirocinio

370 h secondo un progetto personalmente concordato con il supervisore;

· incontri di supervisione

50 h individuale o 100 h di gruppo

STRUTTURA DEL CORSO

Il corso teorico-esperienziale prevede un insegnamento circolare che integra contributi diversi in un processo continuo di formazione.

I contenuti proposti rappresentano linee guida di approfondimento teorico del Gestalt Counselling e della mediazione artistica.

I corsi iniziano nel mese di gennaio.

La formazione del primo biennio è annualmente articolata in :

· 7 workshop di fine settimana:

115 h di Gestalt counselling e mediazione artistitica

· incontri intensivi :

80h seminari monotematici

· tirocinio e/o laboratori

50 h in piccoli gruppi tra pari.

Ogni weekend prevede:

- ormazione personale in gruppo,

- teoria del Gestalt Counselling e delle arti terapie,

- addestramento al Gestalt Counselling e alle arti terapie.

Al termine del 2° anno, verrà rilasciato un attestato* a coloro che, completato il monte ore di formazione, avranno ricevuto valutazione positiva sulla tesina presentata per la verifica annuale e di fine biennio.

Ai fini del computo del monte ore vengono valutate 30 h per la stesura della tesina e 100 h per la lettura dei testi della bibliografia del corso.

Il perfezionamento dovrà svolgersi in almeno 1 anno dopo il biennio, con contenuti differenziati così articolati:

· incontri intensivi

150 h di approfondimento monotematico;

· pratica di lavoro/tirocinio

370 h secondo un progetto personalmente concordato con il supervisore;

· incontri di supervisione**

50 h individuale o 100 h di gruppo.

Raggiunto il monte ore previsto occorre presentare una relazione scritta relativa ad un percorso di counselling portato a termine e supervisionato.

Ai fini del computo del monte ore vengono valutate 30 h per la stesura della relazione e 100 h per la lettura dei testi della bibliografia del corso.

La valutazione positiva del percorso effettuato e della relazione presentata permette di conseguire il diploma in Gestalt Counselling *** nel quale è specificata l’area di indirizzo.

Il corso è rivolto a: medici, psicoterapeuti, psicologi, insegnanti, avvocati, educatori professionali, formatori, responsabili di comunità, manager, assistenti sociali, infermieri, operatori psico-socio-sanitari e della protezione civile, e a quanti, per interessi personali e professionali, desiderano approfondire e sviluppare competenze nella relazione d'aiuto in diversi ambiti, secondo il modello della Gestalt.

Le annualità del corso costituiscono crediti formativi per la Scuola di formazione in Psicoterapia della Gestalt dell’Istituto.

Il programma può essere modificato ed integrato per gruppi con obiettivi specifici (personale della scuola, personale socio-sanitario, aziende ect.) e può essere svolto anche in convenzione con Enti e Organizzazioni, pubbliche o private, con modalità da concordare.

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