Andrus Ansip, Vicepresidente della  EU Digital Single Market si espresse con queste parole nel Settembre del 2015 riguardo al futuro dell’economia globale: “Se dovessi esprimere le mie opinioni sul futuro digitale – quello dell’Europa o del mondo intero – potrei farlo con una parola sola: dati” 

Guardando alla società odierna con occhi contemporanei non possiamo non confermare le previsioni di Ansip, sembra infatti che saranno proprio gli open data a trainare la crescita, l’ingegnosità e l’innovazione nel mondo. Non esageriamo nell’affermare che  data sono il nuovo capitale dell’economia globale e la pressione per sfruttare i dati è immensa.

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Cosa sono gli Open Data?

I dati aperti, in inglese open data, non sono altro che dati liberamente accessibili al pubblico che non presentano restrizioni nell’utilizzo se non l’obbligo di citare la fonte o di mantenere la banca dati da cui sono stati presi sempre disponibile.

Questo vocabolo viene utilizzato spesso in riferimento a dati governativi resi disponibili al pubblico, una modalità che ha riscosso grande entusiasmo grazie al potenziale di restituire potere ai cittadini, di cambiare il modo in cui il governo funziona e di migliorare l’erogazione dei servizi pubblici. 

Il valore economico che potrebbero generare gli open data tocca cifre da capogiro, sfiorando oltre 3.000 miliardi di dollari l’anno in valore aggiunto, secondo quanto riportato nell’ultimo rapporto McKinsey.

I vantaggi degli Open Data

Ma quali sono nel concreto i vantaggi offerti dai dati open? Abbiamo provato a riassumere i principali apporti in una breve lista, vediamo insieme:

  • amplificano l’impatto dei Big Data creando molteplici opportunità di business
  • avvantaggiano i consumatori ancor più delle imprese, poiché creano trasparenza di prezzi e prodotti, nonché nuovi canali per fornire feedback
  • possono comportare rischi commerciali, ad esempio possono esporre la reputazione commerciale a potenziali informazioni e critiche negative, legato a un uso aggressivo di dati aperti e al rilascio involontario di informazioni riservate
  • richiedono un ruolo centrale ai governi, sviluppando e attuando politiche per mitigare le preoccupazioni e stabilire standard di utilizzo
  • riscontrano difficoltà riguardo alla privacy e al quadro giuridico e normativo

Possiamo calcolare la quantità di open data disponibili nel mondo?

Non è certo possibile rispondere affermativamente a questa domanda, i dati accessibili liberamente in rete sono inquantificabili, ma abbiamo per voi alcuni esempi che vi daranno idea della portata: 

  • più di 49 milioni di pagine Wikipedia
  • oltre 440 milioni di blog
  • 4,8 miliardi di telefoni cellulari
  • 250 miliardi di email vengono inviate ogni giorno

Prendendo in esame la sola Italia, la quantità di Open Data è stimata in oltre 600 terabytes di dati

Campi di applicazione degli Open Data

Il potenziale dei dati avrebbe impatti positivi in diversi ambiti:, dalla salute, alla sicurezza alimentare, al clima e alle risorse efficienza energetica, dai sistemi di trasporto intelligenti alle città intelligenti – e sono considerati “un elemento essenziale risorsa per la crescita economica, la creazione di posti di lavoro e il progresso sociale”. 

Generalmente in letteratura scientifica si tende ad identificare come 7 i campi principali nei quali l’utilizzo degli Open Data potrebbe generare valore aggiunto sia in termini di qualità sia in termini economici: 

  • istruzione
  • trasporti
  • prodotti commerciali
  • elettricità
  • oil & gas
  • sanità
  • finanziamenti

Fino ad ora abbiamo annunciato le grandi potenzialità espresse dalla raccolta dei dati, ma siamo già in grado di sfruttarle appieno? Alcuni studi effettuati dalla UE hanno identificato alcuni passaggi fondamentali importanti  che dovranno essere necessariamente compiuti nei prossimi anni: uno di questi è lo sviluppo di un’infrastruttura per l’archiviazione e la pubblicazione degli Open Data che sia a prova di futuro e che consenta una trasformazione sostenibile degli Open Data. 

Queste implementazioni nel sistema di archiviazione costituiscono infatti un prerequisito fondamentale per realizzare i benefici promessi dalla divulgazione dei dati pubblici e contribuisce alla visione più ampia di un’economia europea dei dati.

Grazie a queste azioni saremo in grado di:

  • stimolare la crescita economica e l’innovazione;
  • contribuire ad affrontare le sfide della società con lo sviluppo di soluzioni innovative, ad esempio nel settore sanitario o dei trasporti;
  • migliorare l’elaborazione di politiche basate su dati concreti e aumentare l’efficienza delle amministrazioni pubbliche;
  • diventare una risorsa critica per lo sviluppo di nuove tecnologie, come l’intelligenza artificiale (IA), che richiedono l’elaborazione di grandi quantità di dati di alta qualità;
  • promuovere la partecipazione dei cittadini alla vita politica e sociale e aumentare la trasparenza del governo.

Open Data in Italia

A che punto siamo in Italia con l’innovazione degli Open Data? A partire dal 2005 è stato istituito il Codice Amministrativo Digitale (CAD) italiano, un testo unico nel quale sono raccolte e organizzate le norme riguardanti l’informatizzazione della Pubblica Amministrazione nei rapporti con i cittadini e le imprese.

L’AgID, l’Agenzia per l’Italia digitale è un ente istituito nel 2012 dal governo Monti, la cui mission è il perseguimento dell’innovazione tecnologica nell’organizzazione e nello sviluppo della pubblica amministrazione. L’attività dell’AgID si basa su principi di legalità, imparzialità e trasparenza e agisce secondo criteri di efficienza, economicità ed efficacia. 

L’AgID  è il centro di competenza nazionale per gli Open Data, i quali, come stabilito nel CAD, presentano le seguenti caratteristiche:

  • sono liberamente accessibili a chiunque, anche per finalità commerciali, in forma “grezza”;
  • sono accessibili attraverso le tecnologie digitali provvisti dei relativi metadati;
  • sono disponibili gratuitamente attraverso le tecnologie digitali.

Con l’avanzare dell’idea di open government si è fatta strada la necessità di definire in maniera univoca gli open data. L’open government è l’idea  secondo cui l’amministrazione pubblica dovrebbe essere aperta ai cittadini sia in termini di trasparenza sia di partecipazione direte. Nonostante la pratica degli open data esista da parecchio tempo, è relativamente da poco che l’accezione è prevalentemente legata a Internet come canale di diffusione. 

Uno dei siti principali dedicati agli Open Data in Italia è il sito governativo dati.gov.it, un catalogo federato nel quale si possono trovare Dataset delle PPAA, Documentazione, materiale per l’e-learning, standard e tool per opendata, DCAT-AP_IT.

Un’altro sito web interessante dove poter raccogliere informazioni sull’argomento è Italiasicura una pagina che offre una panoramica costantemente aggiornata sulla pericolosità del territorio italiana e rischio idrogeologico (idraulico e frane), oltre a dati dettagliati sugli interventi di mitigazione del rischio.

Un altro sito interessante a livello nazionale è Soldipubblici, dove è possibile consultare i dati relativi alla spesa per cassa delle PPAA in modo semplice e interrogabili con il linguaggio naturale e che registra milioni di accessi ogni mese. Numerosi Comuni italiani portano avanti politiche di riuso degli Open Data, in particolare il Comune di Milano e il Comune di Bologna. 

Unione Europea

Sin dalla loro comparsa nel web, l’Unione Europea ha sostenuto la pubblicazione e dell’utilizzo degli Open Data. Questo atteggiamento propositivo è in parte spiegabile in quanto nell’UE, il settore pubblico è uno dei settori a maggiore intensità di dati, noti come informazioni del settore pubblico (Public Sector Information – PSI). 

Gli open data del settore pubblico  si riferiscono a tutte le informazioni che gli enti pubblici producono, raccolgono o pagano, ad esempio informazioni di tipo geografico, statistico, meteorologico, dati provenienti da progetti di ricerca finanziati con fondi pubblici e libri digitalizzati delle biblioteche.

Le politiche della Commissione europea si concentrano sulla generazione di valore per l’economia e la società attraverso il riutilizzo di questo tipo di dati. Il mercato degli Open Data europei è un elemento chiave dell’economia globale dei dati dell’UE. Secondo uno studio, il valore economico diretto totale dell’informazione del settore pubblico dovrebbe aumentare da un valore di base di 52 miliardi di euro nel 2018 a 194 miliardi di euro nel 2030.

La politica europea degli Open Data è strettamente legata alla politica degli Open Research Data, poiché entrambi riguardano i dati finanziati con fondi pubblici o i loro risultati da finanziamenti pubblici. Pertanto, in linea di principio, i dati dovrebbero essere apertamente accessibili e riutilizzabili.

Per quanto riguarda i siti web europei dedicati agli open data possiamo citare il Portale OpenData EU, che contiene gli open data relativi alle istituzioni europee. Il secondo è lo European Data Portal, il portale federato dei dati aperti di tutti i paesi dell’Unione Europea, creato nel 2015 dalla Commissione europea come meccanismo per collegare l’Europa. Si tratta di un archivio paneuropeo di informazioni del settore pubblico aperto al riutilizzo nell’UE. 

Il portale offre anche un centro di formazione su come riutilizzare i dati aperti e un database di storie di successo europee e internazionali. Fra le altre cose, il portale fornisce materiale (disponibile in diverse lingue) di tipo:

  • Educativo
  • Documentativo
  • Statistico
  • Tools per opendata
  • Esempi di riuso
  • Applicazioni
  • Open Data Maturity report
  • OpenData Portal Analytical Reports
  • ISA2 / Joinup
  • DCAT-AP standards

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