Nelle operazioni di compravendita internazionale, la resa Ex Works (cioè “Franco fabbrica”) è una delle più utilizzate dalle aziende italiane, tra quelle previste dalla nuova versione degli Incoterms® 2020. Sul sito dell’International Chamber of Commerce (ICC) si legge che, attraverso questa sigla contrattuale, “il venditore effettua la consegna mettendo la merce a disposizione del compratore nei propri locali o in altro luogo convenuto. Il venditore non ha l’obbligo di caricare la merce sul veicolo di prelevamento, né di sdoganarla all’esportazione”.

Sebbene l’ente internazionale suggerisca di utilizzare l’Ex Works solo a livello nazionale, molte realtà lo adottano anche nel commercio estero.

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Il Centro Studi e Ricerche per il Mezzogiorno SRM e Intesa San Paolo hanno realizzato uno studio su un campione di 500 aziende, che fanno import-export e si riferiscono a un’area compresa tra Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna.

Sono principalmente due le ragioni che portano a scegliere la resa Ex Works: tenere basso il prezzo finale ed evitare rischi e responsabilità legate al trasporto.

Dal punto di vista del venditore, in effetti, offre importanti vantaggi apparenti: l’impresa non deve organizzare la spedizione perché è il cliente che si occupa del ritiro della merce. Tuttavia, questo termine porta con sé implicazioni che possono generare problemi, perciò va usato con attenzione.

Sul piano operativo, chi vende non è del tutto esente da rischi legati alla spedizione e, anzi, è spesso incapace di far fronte a eventuali inconvenienti. La fase di carico è una delle più delicate, perché potrebbero esserci dei ritardi che si ripercuotono sull’attività del magazzino. Inoltre, il contratto prevede che sia il cliente a pagare il caricamento e assumersene i rischi; spesso però la procedura è svolta dal venditore.

Altro aspetto controverso riguarda i documenti: chi vende con Ex Works non possiede la bolla doganale che conferma l’uscita della merce dalla UE ai fini dell’esenzione Iva, perché è il cliente a occuparsi degli adempimenti doganali. Per ovviare a questo problema, l’azienda dovrebbe chiedere la bolla doganale ogni volta, con conseguenti perdite di tempo e senza nemmeno avere la certezza di riuscire a ottenerla.

Insomma, non è sempre consigliabile usare il termine Ex Works. Secondo molti esperti è meglio utilizzare la resa Free carrier (FCA), per la quale è il mittente a occuparsi del caricamento e a gestire le operazioni doganali. Un’alternativa può essere la regola Cost, Insurance and Freight (CIF), che prevede un buon equilibrio tra il controllo della catena di distribuzione e la suddivisione di costi e rischi legati al trasporto.

Scegliere quale termine utilizzare non è semplice, perciò abbiamo organizzato il seminario online “INCOTERMS® 2020: aspetti doganali‚ fiscali e novità della nuova edizione dei termini commerciali di compravendita internazionale”. Si svolgerà il 30 novembre 2021 e sarà tenuto dal dott. Simone Del Nevo, uno dei principali esperti di tematiche doganali in Italia. L’obiettivo è chiarire i dubbi e fornire suggerimenti per gestire le problematiche più diffuse, attraverso un confronto diretto con il relatore.

Per consultare il programma e scaricare il modulo d’iscrizione, clicchi qui.

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