L’Asia è oggi uno dei mercati di principale riferimento per le aziende italiane, sia per quanto riguarda la vendita dei prodotti, sia per l’esistenza di importanti collaborazioni con partner e fornitori. L’attenzione verso l’Oriente è cresciuta molto nel corso degli anni e negli ultimi mesi ha registrato un’ulteriore accelerazione.

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I dati diffusi a fine aprile dall’Istat lo mettono bene in evidenza: le esportazioni dall’Italia verso quella zona del mondo hanno fatto registrare, nel complesso, un aumento pari al 41% nel solo mese di marzo. La statistica diventa ancora migliore se si prende come riferimento la Cina: nel Paese del Dragone, infatti, le vendite di prodotti italiani sono cresciute addirittura del 47%.

Per avere la conferma dei consolidati rapporti commerciali esistenti tra il nostro Paese e l’Asia basta dare uno sguardo al volume delle merci arrivate, per esempio, dalla Cina. In questo caso è avvenuta una vera e propria impennata degli scambi commerciali: le importazioni, infatti, sono aumentate dell’89,7% in marzo (e del 20,5% nel primo trimestre 2021).

Gianpaolo Bruno, responsabile dell’Agenzia perla promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane (Ice) a Pechino, ha commentato con soddisfazione i dati: “L’aumento delle importazioni dall’Italia si profila superiore all’incremento medio delle importazioni cinesi dal mondo – ha spiegato –, con conseguente incremento della quota di mercato italiana che passa dallo 0,95% del primo trimestre 2020 all’1,25% dello stesso periodo del 2021. Tra i comparti ad aver manifestato gli aumenti più consistenti, con tassi di variazione addirittura a tre cifre, vi sono, in particolare, i prodotti della pelletteria, della gioielleria, gli autoveicoli e i prodotti dell’abbigliamento, a testimonianza del robusto incremento della domanda interna cinese rivolta ai beni di consumo”.

Tuttavia, non c’è solo quello cinese tra i mercati asiatici più interessanti per le imprese italiane. Diversi altri Paesi registrano attualmente un tasso di crescita economica significativo, perciò offrono importanti opportunità di business.

Secondo gli esperti, tra gli Stati con maggior potenziale ce ne sono 4 che fanno parte dell’ASEAN (Association of South-East Asian Nations): Vietnam, Indonesia, Filippine e Thailandia. Il Vietnam, in particolare, offre opportunità da cogliere soprattutto per quanto riguarda gli alimenti e i prodotti per la persona, che fanno registrare richieste è in forte aumento, con tassi annuali stimati rispettivamente del 35% e 21%. Buone prospettive anche per le merci finite di largo consumo, prodotti per la salute e prodotti del settore tessile.

La situazione del Vietnam è emblematica. Tale mercato rappresenta già oggi uno sbocco interessante per le aziende italiane e potrà diventarlo ancora di più nei prossimi anni, alla luce dell’accordo di libero scambio firmato dall’Unione europea con il governo locale, in vigore dal 1° agosto 2020.

È lecito aspettarsi un’ulteriore crescita del commercio con l’oriente che, dal Vietnam, potrebbe allargarsi e coinvolgere anche altri Paesi della zona. Gestire operazioni con l’Asia, tuttavia, non è semplice e comporta una serie di problematiche sul piano normativo, documentale e dei rapporti con le autorità doganali locali.

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