Eleganza, stile, portamento ma anche anatomia, medicina ed emarginazione. La figura del barbiere è stata associata nel corso dei secoli a queste controverse perculiarità dell’apparenza fisica di un uomo. Un mestiere che ha subìto molte evoluzioni nel tempo e che oggi vede aprirsi, grazie ai sempre più numerosi Barber Shop delle nostre città, una nuova era fatta di prestigio e tendenza, a cavallo tra la tradizione del passato e la modernità del presente. Rivisitiamo brevemente la storia di chi si prende cura dei capelli e della barba come qualcosa di sacro.
L’arte del barbiere ha orgini molto antiche. Già nel periodo egizio, circa V secolo a.C., coloro che erano addetti al taglio e alla rasatura assunsero posizioni di grande rilievo al fianco di faroni e imperatori. Fu nell’Antica Grecia che questa pratica raggiunse la sua maggior popolarità ed importanza professionale, con la creazione dei primi spazi adibiti alla cura estetica che fungevano anche da centri di dibattito culturale e politico.
La storia racconta di come Alessandro Magno rivoluzionò il look dei persiani imponendo la rasatura della barba ai suoi soldati. Il motivo? Più pratico che estetico. Così si evitava di offrire un facile appiglio ai nemici in corpo a corpo.
Nell’epoca romana riprese l’usanza dei negozi di barbieri poiché gli uomini prediligevano tenere capelli lunghi e barbe curate come i greci. È nel Nel Medioevo che il barbiere amplia le sue funzioni svolgendo allo stesso tempo il ruolo di medico-dentista: un servizio completo che includeva anche la rimozione delle pulci e i pidocchi. Qui si inizia ad affiggere le prime insegne fuori dalle barberie, tra cui il famoso palo. Ma che significava? I barbieri del tempo per pubblicizzare la loro attività di novizi medici esponevano fuori dalle finestre delle loro botteghe grandi flaconi di sangue dei pazienti, in modo da attirare l’attenzione dei passanti ed altri potenziali clienti. Nacque così il tradizionale palo a strisce rosse e bianche che richiamava l’asta che i pazienti dovevano stringere quando si sottoponevano ai salassi, in modo da tenere il braccio sotto sforzo e ben teso per rendere ben visibili le vene. L’estremità superiore un pomo in bronzo rimandava al vaso dove veniva raccolto il sangue e le strisce rosse erano delle semplici garze sporche di sangue avvolte intorno al palo che venivano lasciate asciugare al sole.
Le botteghe dei barbieri divennero luoghi insalubri e frequentati da persone di basso livello sociale dalla seconda metà del XVII secolo, il che non fece altro che contribuire ad una cattiva reputazione della professione. Ma è nel XVIII secolo che i barbieri recuperano la loro rilevanza sociale grazie alle… parrucche! Durante l’Illuminismo le migliori e più costose parrucche erano fatte di capelli umani ed erano espressione di ricercata eleganza e ricchezza. Dopo la Rivoluzione francese, come un rifiuto al vecchio regime, la gente iniziò a disfarsi delle parrucche. Diventarono popolari al contrario le tendenze delle acconciature con capelli naturali.
Dopo la seconda metà del XIX secolo in tutte le città i barbieri erano sempre più numerosi e iniziarono ad essere inaugurate le prime catene di barberie che dettero vita ad una rinascita gloriosa del mestiere.
Nel 1980 iniziarono ad essere più comuni i barbieri unisex, e nel 1990, quasi tutti i saloni offrivano servizi per entrambi i sessi.
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