Alla presenza dell’assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D’Amato, il rettore Gianni Profita ha consegnato i primi Diplomi di Laurea.

Lo scorso 19 maggio, nell’Aula Magna dell’Ateneo, si è svolta la cerimonia di consegna dei Diplomi di Laurea per 54 studenti, moltissimi stranieri, i primi a completare il ciclo di studi in Professioni sanitarie. Toga e tocco rossi, emozione e foto ricordo con parenti e amici: di fronte all’assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D’Amato, è stato il rettore di UniCamillus, Gianni Profita, a consegnare a ciascun neo dottore la pergamena che ne certifica la conclusione del corso di studi. 

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Prima della sfilata degli studenti a ritirare i diplomi, l’assessore D’Amato ha tenuto una lectio magistralis spiegando come il Covid abbia avuto un impatto sulla nostra Regione non solo in valore assoluto ma anche in relazione allo stato sociale, cultura e reddito delle persone.

In sostanza, attraverso uno studio epidemiologico condotto dalla Regione, il Covid ha avuto un impatto maggiore sulle persone con un reddito meno alto e una preparazione scolastica di livello più elementare.

Alla cerimonia, ha preso parte Emmanuel Charles, incaricato d’affari dell’Ambasciata di Haiti a Roma, che – insieme al dottor Andrea Lenza, presidente della Commissione d’Albo dei Tecnici Sanitari di Radiologia Medica e delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione (TSRM e PSTRP) – con un discorso improntato all’amore per la propria terra, ha premiato il dottor Jehrry Jules Camille, nato ad Haiti, per la miglior tesi di laurea in tecniche di radiologia medica.

Subito dopo gli indirizzi di saluto del rettore Profita, il professor Gianfranco Peluso ha tenuto una prolusione su “Biodiversità, ecosistemi e malattie emergenti”. Nel corso del suo intervento il professor Peluso ha spiegato come: “quando si abbattono alberi, si danneggia la biodiversità, si aprono le porte a cambiamenti che possono trasformarsi in nuove malattie”. Ha aggiunto Peluso, come dato numerico, che oggi si stima che vi sia “un milione e 700 mila virus nascosti fra mammiferi e uccelli e metà di essi può essere pericolosa per l’uomo”. In sintesi, l’alterazione degli ecosistemi dovuti alla eliminazione delle biodiversità, come alla deforestazione o comunque a cambiamenti di così grande impatto, finisce per determinare la cancellazione di quelle specie intermedie fra uomo e animali incubatori primari delle malattie. Il risultato finale si manifesta con un incremento sensibile delle malattie, anche pandemiche, di cui il Covid-19 è solo l’ultimo esempio. 

“Esiste un nesso evidente fra malattie infettive, mutamenti climatici, crisi ambientali e di?erenze socio economiche – ha esordito D’Amato nella sua lectio – il Lazio è una regione che ha gli stessi abitanti di uno stato medio europeo come la Danimarca. Qui, il 29 gennaio 2020, furono intercettati i primi casi di Covid-19: erano i due cittadini cinesi, provenienti dalla provincia di Whuan, che furono immediatamente isolati”- professor Gianfranco Peluso.

Ad isolarli all’INMI Lazzaro Spallanzani fu l’équipe medica guidata dalla professoressa Capobianco. “Non avevamo nessun manuale operativo cui attenerci ma solo le esperienze pregresse con la Sars e con la Mers. E abbiamo una comunità scientifica straordinaria. La nostra regione è una delle aree in Europa a maggior copertura vaccinale. Attraverso uno studio condotto dal Dipartimento di Epidemiologia della Regione, dal Servizio regionale di controllo sulle Malattie infettive e dall’Istituto Nazionale Lazzaro Spallanzani, abbiamo analizzato eventuali di?erenze sull’accesso alla campagna vaccinale secondo le condizioni socio-economiche dei pazienti. A parità di sesso, età e altre variabili, chi vive nella aree censuarie ad alto livello di deprivazione sociale ha il 30% di probabilità in più di chi vive in aree geografiche non deprivate di non essersi vaccinato. Così come chi ha un livello di istruzione basso ha il 44% di probabilità in più di chi è laureato di non vaccinarsi. E chi proviene da un Paese a forte pressione migratoria ha 4 volte le probabilità di non essere vaccinato rispetto ai residenti in aree più forti economicamente. E c’è una di?erenziazione anche fra uomini e donne con queste ultime che hanno un 6% di chance in più di non vaccinarsi rispetto agli uomini. L’impatto delle campagne di disinformazione antivax, novax, che vi sono state fortemente anche nella nostra regione e che hanno mirato a discreditare l’importanza del vaccino abbiano avuto maggior impatto su fasce di popolazione più deboli: ancora oggi, nella nostra Regione, contiamo circa 400mila cittadini che non si sono sottoposti alla vaccinazione”.

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