Uomini, donne e teenagers,  da sempre followers della moda, dei capi all’ultimo grido, per essere più fashion, più cool, per risultare accattivanti, insomma alla moda, e sopratutto chi meglio di noi italiani potrebbe conoscere meglio questa passione, come tutti noi sappiamo, l’Italia, patria dei più importanti stilisti di moda e amanti dell’arte vestiaria.

Ma vi siete mai domandati chi inventa la moda? Vi siete mai chiesti perché un anno si utilizza più il jeans straight, o a zampa di elefante o piuttosto la scarpa color vernice, o qualunque altra cosa che fa scoppiare il trend? Certo i VIP creano anche l’ondata delle nuove tendenze, le promuovono e le rendono appetibili, ma la vera figura professionale alla base di tutto questo non è altro che il rinomato Fashion Designer, ed è proprio di questo che parleremo in questo articolo di blog, di questa  figura dalle mille sfaccettature, in grado di collaborare con ogni tipo di specialista (dal product manager al sarto) e che ha un’influenza notevole sin dal passato.

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La figura del Fashion Designer ha subito innumerevoli mutazioni nel corso del tempo, ma le sue origini possiamo dire che nascono a partire dal secondo dopoguerra, grazie all’esplosione dell’industrializzazione, influenzando tutto il settore socioculturale. Precedentemente veniva chiamato figurista, lavorava a mano, precisamente con la matita, preparava il suo bozzetto e passo dopo passo sviluppava il prototipo di vestito o accessorio. Il primo vero padre italiano di questa figura professionale è Walter Albini. Se vi domandate chi sia questa persona, vi raccontiamo che nel 1968, diede una sterzata notevole all’intero settore, sollecitando la sua azienda a modificare i macchinari in funzione dei suoi innovativi progetti e dei nuovi tessuti e colori, per poter  sperimentare fe creare progetti pronti a invadere le passerelle Milanesi;  Albini con il tempo è stato etichettato come il padre del prêt-à-porter italiano e in tutti i mercati Internazionali.

Oggi, questa figura professionale si è evoluta notevolmente, ma una cosa è certa, rappresenta sempre e comunque l’ingranaggio fondamentale che crea le mode dei vestiti e degli accessori che tutti noi indossiamo.  Oggi, di fatti, il Fashion Designer non ricopre semplicemente una professione, bensì è colui che progetta, che sceglie i tessuti, i filati, propone il concept ed ispira la collezione, ma non solo, egli sopratutto combina creatività e sensibilità estetica, trasforma umori e costumi sociali, crea tendenze ed anticipa e persino crea i bisogni dei consumatori, dal vestiario agli accessori attinenti, in poche parole il Fashion Designer crea un prodotto che influenza i comportamenti sociali e comunicazioni interpersonali tra i consumatori.

Ad ogni modo, gli stilisti possono specializzarsi in determinati settori, dalla maglieria, agli accessori e si distinguono in:

  • Stilista designer: lavora esclusivamente per marchi noti e specializzati
  • Direttore artistico: rappresenta le vesti e l’immagine della casa di moda
  • Free lance: lavorano con più case di moda, curano l’ideazione e la creazione dei capi, ma comunque collaborano con diverse figure professionali come il modellista, gli addetti marketing, i cool hunters, ecc..

Emagister.it, proprio per soddisfare la curiosità dei nostri lettori e di chi voglia affacciarsi a questo tipo di lavoro, ha deciso di intervistare una nota stilista e formatrice del settore, nonché ideatrice del corso in Fashion Designer nel Varese, la signora Silvana Monti, a capo dell’ Accademia Fashion School di Busto Arsizio . Silvana ci ha descritto con estrema professionalità e concretezza cosa fa il Fashion Designer, quali sono le opportunità lavorative, la sua funzione all’estero e le qualità che bisogna possedere per poter ricoprire una funzione del genere.

Cara Silvana:

Ci parli brevemente della figura del Fashion Designer. Cosa fa concretamente e di cosa si occupa?

Per fashion designer si intende la figura professionale che si occupa della progettazione e creazione di collezioni o singoli capi d’abbigliamento che spaziano dall’alta moda allo street fashion, che coniugano ricerca e innovazione con le esigenze di vestibilità, praticità e corretta destinazione d’uso. Oltre alla ricerca che si pone alla base di ogni progetto, il fashion designer deve padroneggiare le moderne tecniche creative e di realizzazione dei capi che la filiera della moda adotta, oltre ad avere una spiccata capacità di lavorare e creare team, poiché questa è la formula vincente di ogni ufficio stile.

Si tratta dunque di un Upper level rispetto al concetto classico di stilista.

Quali competenze e conoscenze (materie, competenze culturali, competenze tecniche) deve possedere il Fashion Designer al giorno d’oggi?

La conoscenza del disegno di moda e lo studio delle proporzioni del corpo umano rimangono un caposaldo della preparazione, insieme allo studio dei colori, alla merceologia che analizza tessuti e caratteristiche dei materiali, fashion marketing, per capire come opera il sistema moda e come muoversi attraverso i suoi canali, nonché insegna a realizzare le ricerche di mercato, fondamentali per impostare correttamente le collezioni.

Parallelamente a questi aspetti vanno poi studiate le materie tecnologiche che consentono l’uso dei principali programmi grafici (Photoshop – illustrator ) e la modellistica, che offre la visione concreta di come verrà realizzato un capo e di quali tessuti si riveleranno più adatti.

Il Fashion Designer con chi collabora maggiormente (con quale figura professionale si trova più a stretto contatto)?

Ad oggi il settore moda si muove sempre di più verso la specializzazione, il che rende necessario il lavoro in team, cosicché ciascun professionista possa mettere a disposizione del gruppo le proprie abilità.

Il fashion designer fa parte, in genere, di un ufficio stile, dove collabora con altri creativi che effettuano con lui le ricerche di mercato e l’individuazione delle tendenze provenienti dalla strada nonché la ricerca tessuti e accessori.

Per l’aspetto tecnico invece, la collaborazione con l’equipe di modello e confezione è indispensabile.

Quanto,per il Fashion Designer, è importante lavorare in un team e quanto, al contrario, individualmente?

Lo stilista-genio che lavora in solitaria chiuso nella sua torre d’avorio è un concetto piuttosto antiquato, non siamo più al tempo in cui Cristian Dior si estraniava dal mondo per creare..Oggi un buon team può fare la differenza tra il successo e il flop di una collezione.

Genialità si, ma condivisa!!

Come ha influenzato la moderna tecnologia su questa figura?

Ne ha certamente ampliato le possibilità creative riducendo i tempi di realizzazione grazie all’uso dei mezzi informatici.

Ha dato la possibilità a persone con buone idee ma con scarsa attitudine per il disegno di sopperire alle carenze grazie all’uso dei programmi grafici.

In questo periodo di crisi, la scelta di diventare Fashion Designer può risultare vincente per i giovani?

La crisi ha colpito duramente tutti settori, tuttavia quello del lusso ha accusato di meno i colpi e procede egregiamente..

Inoltre il tessile, ormai poco presente sul territorio nazionale, continua ad esistere e a produrre altrove, si parla soprattutto di paesi in via di sviluppo che rappresentano il “braccio” della filiera della moda, mentre la mente creativa rimane ancora la stessa.

Quali sono le prospettive di lavoro all’estero?

Come ho detto, i centri di produzione sono ormai, per lo più, all’estero, quindi il lavoro del fashion designer e degli altri professionisti del settore spesso si sposta altrove nel mondo, oppure si svolge in parte in Italia ed in parte altrove, questa è la globalizzazione.

Cosa rende speciale questo lavoro? Insomma perché la gente dovrebbe essere attirata nel frequentare questo Corso e diventare Fashion Designer?

L’abito e il suo linguaggio sono da sempre una forma d’arte affascinante e dogmatica..

Attraverso la creazione di abiti si esprime il proprio estro, la propria creatività, si pone uno sguardo al passato e ci si protende verso il futuro, insomma si dà vita ogni volta alla propria, personale, opera d’arte.

Tuttavia l’arte del vestire deve sposare scelte di marketing che possano portare l’arte a diventare un cult nelle vendite e questa è la sfida: creare abiti che siano al tempo stesso arte e marketing.

Chi ama la moda e desidera fare di quest’amore una professione, troverà senz’altro in questa affascinante carriera creativa una valida espressione perle proprie idee e per il proprio talento.

Ed ora che conoscete ogni segreto e sfaccettatura di questa figura, cosa state aspettando? L’italia ha bisogno di gente creativa, dopo tutto, se la nostra nazione ha la forma di uno stivale, un motivo ci sarà 😉

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