Il recente passato del mondo del lavoro sta vivendo una profonda rivoluzione. Sono in atto tantissimi cambiamenti in numerosi settori. Pensiamo per esempio all’automotive e alla virata fortissima verso l’elettrico. Questo ha un forte impatto sul mondo HR, il quale ha la responsabilità di prendersi cura delle persone prima che avvengano cambiamenti importanti. Allo stesso modo diverse altre professioni, dal settore dell’intrattenimento a quello delle banche, necessitano di aggiornamento continuo, mentre altre rischiano addirittura di scomparire. E sta proprio qui la responsabilità sociale di chi si occupa di risorse umane: anticipare i cambiamenti per guidare le persone all’adattamento.

Un esempio lampante di questo processo è derivato dalla pandemia, che ha accelerato alcuni cambiamenti già in atto, con l’incremento di nuove prospettive di lavoro: innanzitutto lo smartworking che a fatica stava cercando di inserirsi nelle aziende e che dopo la pandemia è diventato necessario, portando i manager, anche i più restii, a cambiare idea alla luce di dati reali sul mantenimento della produttività e della qualità del lavoro svolto anche da casa.

Ad oggi lo smartworking è ormai una realtà stabile e concreta, con benefici su diversi aspetti: conciliazione vita privata/ lavorativa, più efficienza e più efficacia nel lavoro perché si è più orientati all’obiettivo. Tuttavia comporta alcuni rischi e svantaggi, innanzitutto la diminuzione di momenti di socialità che è importante recuperare e conservare alternando momenti in ufficio, oppure creando momenti di condivisione alternativa tra colleghi. Un altro aspetto rischioso è l’over working, per cui bisogna educare le persone a gestire il proprio lavoro e il bilanciamento tra vita privata e vita lavorativa. Inoltre la tecnologia ha dei rischi sullo stress psicofisico, per cui è fondamentale un supporto psicologico per i dipendenti, già presente in alcune grandi aziende.

Infine con lo smartworking un ulteriore rischio è quello di perdere l’innovazione destrutturata, perché lavorando in autonomia ci si priva del confronto anche casuale con gli altri colleghi, molto frequenti se si lavora nello stesso ambiente.

Fortunatamente un elemento molto positivo è stato lo sviluppo delle digital soft skills e anche il tema della sostenibilità sia per l’ambiente che per le proprie tasche.

Stiamo assistendo a cambiamenti radicali in tantissimi altri ambiti, dal mondo dell’intrattenimento a quello delle banche, come ci ha raccontato lo scorso sabato durante il nostro master in gestione Risorse Umane Andrea Bassi, referente del gruppo Credem di cui è il direttore del personale.

La fortuna di Credem è stata quella di aver appunto anticipato il cambiamento con l’incremento di modalità di lavoro da remoto già da diverso tempo prima dello scoppio della pandemia. I dipendenti erano già muniti dei propri computer aziendali e di una serie di strumenti digitali per cui non si sono trovati impreparati.

Grazie al Covid più del 70% delle aziende ha migliorato le proprie competenze digitali e solo l’11% crede che si ritornerà a lavorare come nel passato.

Dunque, cosa ci aspetta dal futuro?
Abbiamo una certezza: non ci sarà mai più una normalità!
Il new normal prevede proprio cambiamenti continui a cui gli HR devono preparare le persone. La società attuale è diventata talmente imprevedibile che ciò che in passato accadeva in 20 anni oggi potrebbe accadere in 20 giorni.

In partenza il 19 Marzo la XXII Edizione del Master in Gestione delle Risorse Umane dove verranno affrontante tutte le innovazioni del mondo del lavoro nell’area HR.

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