La figura professionale del facilitatore ha assunto negli ultimi anni una posizione di prestigio all’interno di contesti gruppali come le realtà aziendali e organizzative in genere. Il successo del facilitatore è dato soprattutto dalla sua capacità di risolvere problemi di comunicazione, fornendo al gruppo un prezioso aiuto per ri-orientarsi verso i propri obiettivi.

Le nuove modalità di management del personale puntano sempre più a una risoluzione creativa dei problemi, chiamando in causa una serie di skills personali che difficilmente possono essere valorizzate dalla figura del trainer/formatore, ma che piuttosto trovano spazio nell’esercizio della facilitazione senza giudizio.

Tra le esigenze delle nuove aziende 2.0 c’è soprattutto quella di accrescere la motivazione e la consapevolezza del proprio team, oltre a una gestione delle risorse rivolta alla valorizzazione delle qualità personali di ognuno. Sono proprio questi gli obiettivi primari che si prepone un facilitatore, il quale grazie al suo intervento potrà accrescere la produttività e il rendimento dell’intero team.

Chi è il facilitatore e quali sono i suoi compiti?

Potremmo definire il facilitatore come un “responsabile del contesto”, ovvero colui che come un regista, mette a disposizione le proprie competenze a servizio del gruppo, individuando le strategie migliori per poter accrescere la collaborazione tra il personale. Obiettivo primario del facilitatore è quello di raggiungere obiettivi di alto livello attraverso il sostegno delle interazioni interpersonali volte al rafforzamento di una visione di insieme.

Il facilitatore, un leader dietro le quinte.

E’ bene distinguere la figura del facilitatore da quella del trainer/formatore, la differenze infatti sono soprattutto nel modo in avvengono le interazioni con il gruppo. Il facilitatore non si pone mai come insegnante o esperto dei temi trattati, ma agisce piuttosto sul miglioramento dell’ambiente di condivisione, favorendo l’espressione del contributo di ognuno.

John Heron, pioniere della ricerca partecipativa nelle scienze sociali, teorizzò un modello di facilitazione nel quale la figura professionale si rispecchia pienamente in una delle tre “Tipologie di autorità” da lui individuate, quella della tutela basata sul concetto di cura della persona.

Un secondo modello di autorità è quello della personalità carismatica, questa seconda tipologia si distingue per la propria capacità di influire sul contesto. Infine vi è l’autorità politica che risalta le capacità di progettazione, amministrazione e gestione.

Le azioni del facilitatore

Pensare alla figura del facilitatore come a quella di un “catalizzatore” ci permette di comprendere a pieno le funzioni da lui svolte. Una delle azioni concrete messe a punto da questo tipo di figura professionale è quella dell’accompagnamento al problem solving. Con ciò non si intende il fornire delle soluzioni immediate e generate da lui in prima persona, ma stimolare il gruppo attraverso il metodo della maieutica per far sì che nascano proposte risolutive tra i partecipanti alla sessione.

Il facilitatore risulta decisivo per lo sviluppo dei processi decisionali, mettendo in atto strategie di Partecipant Managment, un modello organizzativo basato sul mantenimento di una leadership il più diffusa e plurale possibile. Controllare e moderare le criticità e gli attriti tra i partecipanti permette al facilitatore di gestire positivamente le ambiguità alternando momenti di direttività a momenti di non-direttività.

Potremmo riassumere le principali azioni messe in atto dal facilitatore in questo modo: 

  • il contratto e il patto
  • la strutturazione gruppo 
  • i compiti
  • fissare incontri cadenze, apertura e chiusura.

Durante gli incontri il facilitatore dovrà favorire lo sviluppo di un clima costruttivo e di collaborazione. Per far ciò la fase preliminare dell’accoglienza sarà di fondamentale importanza, si utilizzerà spesso il “noi” per creare un senso di appartenenza e di team building, cercando sempre il coinvolgimento dei partecipanti più marginali.

Anche l’ambiente fisico svolge un ruolo fondamentale, curare la mobilia, rendere piacevole l’ambiente di lavoro faciliterà il processo.

Strumenti di facilitazione

L’immedesimazione e il gioco di ruolo sono due grandi cardini attorno cui si basa la facilitazione. Esistono molte strategie, ma tra le più utilizzate in campo aziendale ed organizzativo ricordiamo:

  • ll World Cafè (WC): conversare liberamente sul tema da trattare in un ambiente informale permette alle persone di organizzarsi in piccoli gruppi. La destrutturazione del contesto stimola le risorse creative facilitando la condivisione delle idee. Il ruolo del facilitatore è quello di moderare il dibattito proponendo nuovi punti da trattare e fissando le idee attraverso la disposizione sui tavoli di materiale per gli appunti. Infine diffonde il contenuto sintetizzandolo e riportandolo agli altri tavoli.
  • L’Art of Hosting/ il Circolo (TC):  questa interazione si svolge disponendo i partecipanti in cerchio. Questa posizione è consigliata per generare una leadership diffusa focalizzandosi sul momento presente.
  • L’Appreciative Inquiry (AI): L’AI ha lo scopo di facilitare l’identificazione delle risorse già esistenti all’interno del personale di un’organizzazione. Permette di generare soluzioni che vanno oltre ai limiti della problematica posta, stimolando idee creative, grazie all’attuazione di quattro fasi:
    • Discovery; identificazione dei punti di forza del personale.
    • Dream; una vision del miglior futuro possibile che possono progettare gli individui rispetto al loro contributo nell’organizzazione.
    • Design; riguarda la progettazione degli strumenti per la realizzazione ed i protagonisti delle azioni visionate.
    • Destiny: rappresenta la fase di realizzazione effettiva della visione.
  • Tecniche dinamiche di facilitazione: rientrano in questa categoria diversi tipi di tecniche che vanno dall’espressione grafica a quella corporea, chiamano in causa l’espressività in senso ampio e hanno il vantaggio di divertire i partecipanti alleggerendo gli incontri con il team. (discussion game o i serious game come l’introduzione dei Lego nella facilitazione rientrano in questa categoria).

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