In questi giorni di quarantena il tempo libero a nostra disposizione è aumentato in maniera esponenziale, tanto da divenire la parte preponderante della nostra giornata. Certo non siamo abituati a uno stile di vita dominato dall’ozio, al contrario la conquista di ore da dedicare a se stessi e ai propri interessi sono generalmente vissute come un vero e proprio lusso nel frenetico tram tram nel quale siamo immersi quotidianamente.

D’altronde il modello di economia consumistica si basa proprio sulla contrapposizione netta tra tempi di produzione e tempi improduttivi, spesso dedicati proprio al consumo, ai propri hobbies e alle proprie passioni.

L’emergenza Coronavirus ha travolto le nostre vite come un fiume in piena, obbligandoci a rivedere la nostra concezione del tempo, le ore si sono incredibilmente allungate e gli impegni con cui riempire questi vuoti si riducono sempre di più, lasciando grande spazio a una dimensione di vita finora inedita. L’Italia, sospesa nel limbo delle misure straordinarie, impara a tarare l’orologio sociale su scadenze soltanto due settimane fa nemmeno immaginabili. Città deserte avvolte da un solenne silenzio, piazze vuote riempite solo dallo scrosciare di solitarie fontane, scenari inimmaginabili tanto affascinanti quanto inquietanti. Il mondo sembra aver deciso di far prendere a tutti un periodo sabbatico che è ancora difficile dire quando potrà davvero finire.

Certo, le ripercussioni economiche di questo straordinario momento storico non saranno certo lievi. Lo smart working è una valida alternativa che permette perlomeno ad alcuni settori di rimanere in attività, ma si stima che soltanto il 2 per cento dei lavoratori italiani abbia accesso a questa modalità (circa 354 mila dipendenti sugli 8,3 milioni di potenziali interessati). Un instant survey dell’Associazione dei direttori del personale (Aidp) dimostra la resilienza delle imprese del nostro Paese: sette su 10 stanno già ricorrendo allo smart working; la metà ha previsto una riduzione dei viaggi di lavoro e la sospensione delle attività di formazione. Come riassume la presidente Isabella Covili Faggioli: «Le aziende, in questi giorni concitati, hanno dovuto affrontare con senso di responsabilità la gestione dell’emergenza».

I vantaggi offerti dal telelavoro sono numerosi, ma rimane problematico per molti riuscire ad organizzare efficacemente la propria routine lavorativa tra le mura domestiche, dove spazi e condivisione con gli altri membri della famiglia possono essere un vero e proprio ostacolo alla concentrazione.

Abbiamo chiesto consiglio a Massimo Perciavalle, psicologo del lavoro e career coach, spiega: «Lavorare da casa solo in un secondo momento è un problema organizzativo. È piuttosto un paradigma culturale dove è centrale l’elemento della volontarietà. Invece con il Coronavirus siamo di fronte a una costrizione, pur se per cause di forza maggiore. Non tutti i lavoratori possono reagire positivamente, dipende dalla capacità di gestione del tempo in autonomia in un ambiente domestico che non sempre è favorevole alla concentrazione e alla produttività. Il rischio inoltre, stando sempre connessi – aggiunge Perciavalle – è che nel medio/lungo termine non si riesca più a differenziare il tempo del lavoro da quello dello svago. Con le conseguenti difficoltà di adattamento. Ma il nostro sistema, sia pubblico sia privato, ha la possibilità di trarre insegnamento da questa situazione». Come se fosse in atto una «sperimentazione» del futuro su larga scala.

Sembra proprio che una volta terminata questa emergenza entreremo a grandi passi in una nuova era, quella del d.C., il dopo Coronavirus. Probabilmente non è un caso se nei mesi precedenti questa pandemia gli psicologi richiamassero a gran voce l’utilità di trascorrere un periodo lontani dalle proprie abitudini e i libri su come «mollare tutto e ricominciare» fossero praticamente sold out.

Interessante notare come questo periodo di lockdown tanto agognato e desiderato sia divenuto realtà in circostanze tanto inaspettate.Ci troviamo a fronteggiare la subdola minaccia del virus con la tipica vertigine di chi fissa l’abisso di un tempo non libero, ma svuotato.

Make it So, nell’ambito del Master in Amministrazione del Personale e Consulenza del Lavoro, ha pensato di offrire ai propri studenti degli strumenti pratici per poter affrontare questo periodo nel migliore dei modi, inserendo il modulo sul Welfare Aziendale-Smart Working e Flexible Benefit tenendo i considerazione i vantaggi sia che l’azienda sia i propri dipendenti possono beneficiare.

Anche tu stai lavorando in modalità smart? Quali sono i tuoi consigli per organizzare al meglio le giornate lavorative? Faccelo sapere giù nei commenti. Se sei alla ricerca di un corso online per occupare il tuo tempo libero durante la tua quarantena, ti consigliamo di consultare il catalogo Emagister dove troverai numerose opportunità di formazione in e learning.

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