La lingua di Confucio, Mao e Jackie Chan sembra essere sempre più diffusa nelle scuole
Italiane. Accanto agli indirizzi linguistici più tradizionali, inglese, francese, spagnolo e tedesco, cresce la richiesta di adolescenti interessati a studiare la lingua cinese.
Secondo un’indagine svolta da “La nuova via della Cina”, sono già più di 17.500 i ragazzi in
Italia che studiano il mandarino alle superiori, per un totale di 279 istituti. Il dato è in continua crescita, data la scelta di molte scuole di trasformare quelli che inizialmente erano solo dei corsi extracurriculari, in vera e propria materia didattica con tanto di programma ministeriale.
La Fondazione Intercultura in collaborazione con Ipsos nell’ambito del progetto dell’Osservatorio sull’internazionalizzazione delle scuole, ha svolto un sondaggio fra i più giovani per conoscere le cause dietro a questo repentino interessamento verso il paese della Grande Muraglia, i dati registrano innanzitutto un cambio di percezione culturale.
Fino a pochi anni fa la Cina era associata principalmente al suo regime politico, all’idea di controllo e limitazione della libertà, mentre oggi è associata anche a un’idea di potenza economica e tecnica che la rende meta di particolare interesse per studenti di ambito tecnologico. In aumento anche il numero di giovani che trascorre in Cina periodi di studio o scambio interculturale; secondo Roberto Ruffino, segretario della Fondazione “L’esperienza di mobilità ha lasciato in questi ragazzi un’opinione generalmente positiva dando loro la possibilità di diventare più indipendenti, capaci di adattamento, di apertura e con una maggiore maturità”. I teen agers in Italia, come moderni Marco Polo, alla scoperta di un oriente che non smette mai di incuriosire e affascinare.
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