Conosci bambini che cominciano a fare qualcosa e che poi, invece di portarla a termine, continuano a passare da una cosa all’altra, agiscono in maniera impulsiva e sembrano non prestare attenzione quando gli si rivolge la parola? Potrebbe trattarsi della sindrome ADHD, deficit di attenzione e iperattività, uno dei problemi mentali più diagnosticati tra i minori. Non perderti questo post, ti racconteremo di che si tratta!

Quali sono le caratteristiche della sindrome da deficit di attenzione e iperattività?

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Per poter diagnosticare la ADHD devono essere presenti uno o entrambi i sintomi che la compongono. Il primo sintomo consiste nelle difficoltà tipiche della mancanza di attenzione, che si manifesta soprattutto nel momento in cui il bambino si appresta a fare qualcosa, gli viene dato un compito, deve fare attenzione ai dettagli: si dimentica le cose o non ascolta gli altri durante una conversazione.

Il secondo sintomo riguarda l’iperattività e l’impulsività: persone incapaci di rimanere seduti per molto tempo, manifestano un’inquietudine constante che, ad esempio, sfocia in risposte rapide e che giungono ancor prima che l’interlocutore abbia terminato di porre la domanda.

Se vuoi approfondire i criteri diagnostici, puoi consultare il sito dell’A.I.D.A.I. (Associazione Italiana Disturbi dell’Attenzione e dell’Iperattività) nel quale puoi trovare risposte alle domande e dubbi più comuni sul tema, un elenco dei centri affiliati e delle sedi regionali.
I comportamenti che abbiamo elencato possono generare problemi a livello accademico o professionale, o nei rapporti sociali con il conseguente abbassamento del proprio livello di autostima.

Qual è il trattamento?

Il trattamento della ADHD si affronta da un punto di vista farmacologico e da quello psicosociale. I farmaci che si utilizzano nei bambini che soffrono di tale sindrome, rientrano, nella maggioranza dei casi, nella categoría degli stimolanti somministrati in piccole dosi. In particolare, i farmaci che hanno dato più risultati sono stati il metilfenidato (Ritalin) e la d-anfetamina (Dexedrine), che influiscono a breve termine sul livello di iperattività e sui comportamenti negativi associati, senza che si possa apprezzare, però, un reale miglioramento nell’apprendimento e nel rendimento scolastico.

Di fatto, la maggior parte delle ricerche stanno dimostrando che un trattamento che implichi anche trattamenti comportamentali dà più risultati rispetto agli interventi che prevedono il solo utilizzo di medicinali.

Chi è affetto da questa patologia?

I primi sintomi di ADHD compaiono tra i tre e i quattro anni e aumentano nel corso della vita scolastica. Secondo la letteratura scientifica, questo disturbo coinvolge tra il 4 e il 12% dei bambini tra i 6 e i 12 anni, con una proporzione maschi-femmine di 4 a 1. Molti specialisti suggeriscono che, mentre la maggior parte dei bambini supera la patologia, il 63% degli adolescenti con ADHD continua ad avere difficoltà in età adulta.

La percentuale di popolazione che ne soffre è, senza dubbio, uno dei punti più controversi sul tema. Se è vero che la maggior parte della comunità scientifica che si dedica alla salute mentale riconosce la ADHD come patologia, sono in molti coloro che la considerano sovradiagnosticata (negli Stati Uniti, laddove è più facile che venga diagnosticata la sindrome ADHD, quasi il 10% dei bambini riceve il trattamento). Tra gli psicologi, infine, sono molti coloro che considerano la sindrome da deficit di attenzione e iperattività una mera invenzione dell’industria farmaceutica.

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