Ogni epoca ha i suoi conflitti genitori-figli. I nostri genitori mettevano il timer alla televisione per evitare che passassimo ore davanti allo schermo e ci ripetevano cose come “a miei tempi giocavamo a mosca cieca e ridevamo di più!” “sei troppo vicino alla televisione, ti famale agli occhi!” “ci passi troppo tempo, spegnila!”. Vi ricordate?
Oggi succede esattamente lo stesso, ma questa volta a fare la parte del cattivo è il computer, il tablet e gli Smartphone con le loro applicazioni e con i vari videogiochi.
Ma siamo davvero sicuri che il gioco digitale sia da demonizzare? E che alternative offriamo ai nostri figli?
Giochi digitali
Va detto subito: se vostro figlio passa la maggior parte del tempo davanti al computer, non sentitevi soli. Secondo uno studio condotto dal Telefono Azzurro, nove ragazzi su dieci, dai 6 anni all’adolescenza, passa la maggior parte del tempo davanti al computer.
Mentre il Parlamento europeo ha dichiarato che i videogiochi aiutano lo sviluppo cognitivo dei ragazzi, sono migliaia i genitori che cercano con tutte le loro forze di evitare che i loro figli passino ore davanti allo schermo, e moltissimi sono gli esperti in vari settori che fanno dichiarazioni sugli effetti nocivi dei videogiochi.
Personalmente ritengo che non ci sia spazio per le demonizzazioni. I videogiochi fanno parte della nostra epoca, a volte rappresentano una passione che in età adulta si può convertire in un lavoro e, come ho già detto, ogni generazione ha i suoi “demoni” contro i quali la generaione precedente mostra la sua ostilità.
La chiave per l’accettazione sta nell’utilizzo corretto delle nuove tecnologie, nella quantità di tempo che gli si dedica e nella scelta del gioco più adatto all’età e alle inclinazioni del bambino.
Giochi tradizionali
I 4 cantoni, Color Color, 1.2.3. Stella!, le piste con le biglie, il lancio dei tappi… la lista potrebbe continuare, risvegliando ricordi d’infanzia meravigliosi, giochi all’aria aperta, scarpe slacciate, urla e risate.
Davvero stiamo perdendo tutto questo?
In parte sì, non c’è dubbio. Meno spazi aperti, più traffico, i ritmi frenetici, i mille corsi del doposcuola. Ma quando si cammina vicino ad una scuola le urla dei bambini sono sempre le stesse, e così le loro risate. Perché i bambini di oggi ridono, gioiscono e si emozionano con la stessa intensità di quelli di ieri. E allora, forse, sono i genitori che dovrebbero investire un po’ del loro tempo giocando attivamente con i loro bambini, come si faceva una volta, proponendo delle alternative al “demone” videogioco o, magari, accettandolo e imparando a gestirlo.
(Per continuare la lettura, vai alla 2ª parte)
Elena Gordini |
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