Moshe Feldenkrais fu uno scienziato e judoka sovietico naturalizzato israeliano, padre del noto “risveglio corporeo” che porta il suo nome, un metodo di auto-educazione attraverso il movimento. L’insegnamento di Feldenkrais si basa sul concetto di scoperta di sè stessi e della propria dimensione, rintracciando e ricordando il nostro patrimonio di potenzialità, è un’esperienza possibile grazie alla nostra più evidente espressione vitale: il movimento.

Modelli di movimento, modelli di vita

L’uomo, di per sè abitudinario, è portato per sua stessa natura a operare sempre quei movimenti che conosce. I movimenti perché hanno “funzionato” una volta nella vita, tendiamo a ripeterli nel tempo, fino a creare dei veri e  propri modelli motori e di comportamento che caratterizzano il quotidiano.

Sarà capitato a tutti noi di non riuscire a fare un certo movimento con calma e ne dimentichiamo lo scopo, troppo concentrati a compierlo meccanicamente bene, oppure riteniamo di non essere in grado di compierlo o di non avere abbastanza informazioni sul come farlo, non siamo in grado di evitare sforzi superflui, per distrazione, pigrizia o ignoranza.

Da un’attenta analisi dei nostri movimenti, ne può scaturire una più ampia conoscenza di sè. Osservare i nostri gesti e atteggiamenti, riflettendo su come il modo in cui organizziamo i nostri movimenti rispecchia anche come organizziamo la nostra vita, ci rivela che tanto riusciamo a liberarci di modelli di movimento che abbiamo fatto nostri, tanto siamo in grado di rinunciare a comportamenti restrittivi. 
Questo è ciò che ci permette di poter ricercare nuove opportunità e di scegliere liberamente tra il consueto, il riscoperto e il nuovo.

In altre parole, il movimento reiterato genera dei modelli motori che condizionano il nostro comportamento interiore ed esteriore, dalla presa di coscienza di questi modelli possiamo ricavare e riconoscere i legami esistenziali, le nostre costrizioni personali, dalle quali ci si può liberare imparando nuovi modi di muoversi.

Imparare a muoversi, imparare a vivere

Un esempio di quanto detto sopra è la regola comune secondo la quale pensando ad un movimento, inconsciamente ci immaginiamo attività sportive o ginniche.
Sembra che si dia per scontato un presunto legame intrinseco tra il movimento e prestazione fisica e che ciò sia una sorta di norma alla quale bisogna attenersi, sulla quale bisogna misurare il proprio agire. 
Tale regola condiziona ogni persona, insegnandole a misurarsi con valori estranei, non propri, rischiando di veder soffocare il senso delle proprie peculiari capacità e unicità.

Un esempio che può far comprendere come questo atteggiamento spesso si riveli troppo rigido e scorretto ci presenta un alpinista esperto, che scala una cima particolarmente ardua, e una persona paralizzata a causa di un incidente, che dopo molto tempo riesce a muovere un passo e a salire un gradino… Chi compie il passo più lungo?

Criteri di valutazione

Questo esempio, che non è legato al solo movimento, dovrebbe portare ad ammettere che successo ed efficienza siano concetti molto relativi, che non si possono misurare sullo stesso metro, ma non è così scontato. Si tende piuttosto ad accettare e a ritenere giusto questo metro, e a motivare i nostri sforzi e le nostre ambizioni per cause esterne. Solo quando l’efficienza è rivolta allo sviluppo di nostre potenzialità personali, a delle cause interne, si ha una vera maturazione e crescita che porta ad accettarsi e a comprendersi. Ed è sull’unicità della persona, sul servirsi dell’apprendimento autonomo, che ci riconduce alla nostra dimensione, al nostro patrimonio esclusivo, che si fonda il metodo Feldenkrais.

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