Non se ne sente spesso parlare, ma la cefalea cervicogenica è una patologia che colpisce milioni di persone in tutta Italia. Si tratta di una cefalea secondaria causata da un disordine del rachide cervicale, ossia delle sue componenti ossee, discali e/o dei tessuti molli, che è spesso ma non necessariamente associata a dolore al collo (fonte International Classification of Headache Disorders).

Dati Statistici

Per comprendere la portata del problema, basti pensare che la prevalenza della cefalea cervicogenica nella popolazione affetta da cefalea in generale è stimata tra lo 0,4 e il 20% e fino il 53% nei pazienti che presentano cefalea dopo un trauma da colpo di frusta.

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Caratteristiche

Come identificare la cefalea cervicongenita? Vediamo insieme quali sono i sintomi più diffusi:

  • unilateralità del dolore alla testa senza spostamento laterale;
  • dolorabilità alla palpazione sulla parte omolaterale del tratto cervicale superiore;
  • un rom cervicale limitato;
  • un dolore che viene evocato o peggiora in seguito a particolari movimenti o posizioni mantenute del collo.

Nella cefalea cervicogenica l’input nocicettivo proviene da una o diverse strutture anatomiche del tratto cervicale superiore  (occipite, c1, c2, c3), queste afferenze vengono riferite alla regione occipitale e percepite come dolore alla testa. La cefalea cervicogenica costituisce un “percorso finale comune” per diversi disturbi del collo che possono originarsi dal tratto cervicale superiore.

Valutazione e diagnosi

Ci troviamo di fronte a una cefalea, per poter cominciare la terapia è dunque necessario che il fisioterapista esamini manualmente il tratto cervicale con test specifici che prevedono movimenti  intervertebrali passivi sia fisiologici che accessori, al fine di valutare, a seguito di una evocazione dei sintomi (dolore, provocazione della cefalea) quale sia  il segmento più disfunzionale.

Generalmente, il segmento c1-c2 è considerato, fondamentale per la diagnosi della cefalea cervicogenica. La disfunzione di questo segmento e la possibile correlazione con la cefalea si può valutare anche con il cervical flexion-rotation test che rappresenta uno strumento utile alla diagnosi.

La terapia manuale

La terapia consigliata per questo quadro clinico è la terapia manuale con specifiche tecniche di mobilizzazione e manipolazione vertebrale. In letteratura scientifica è possibile rintracciare diversi studi sull’efficacia di queste tecniche nel ridurre:

  • il dolore
  • l’intensità
  • la frequenza degli episodi
  • la durata
  • l’uso di farmaci
  • la disabilità correlata alla cefalea sia nel breve che nel medio-lungo termine.

Ricerche recenti suggeriscono la capacità di queste tecniche di terapia manuale di indurre input afferenti che potrebbero stimolare una risposta neurofisiologica in grado di modulare il dolore attraverso le vie neurali inibitorie nel midollo spinale e quelle discendenti dell’encefalo.

Sulla base delle evidenze che abbiamo a disposizione possiamo affermare che la terapia manuale e in particolare le tecniche di manipolazione e mobilizzazione articolare associate anche all’esercizio terapeutico rappresentano metodiche di trattamento efficaci nella gestione della cefalea cervicogenica.

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