Si utilizza spesso il termine inglese «siblings» per identificare i i fratelli o le sorelle di una persona con disabilità fisiche o mentali o con patologie croniche. Tuttavia, questo stesso termine è ormai da tempo entrato nel vocabolario anglo-americano con la funzione di identificare i fratelli e le sorelle al di là del loro sesso.

Parliamo quindi di siblings quando, anche nell’ambito assistenziale, ci troviamo a gestire le dinamiche che possono nascere in un fratello o in una sorella di un ragazzo con disabilità.

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Crescere e vivere con una persona disabile in famiglia è una grande occasione per maturare valori e ideali, ma anche una grande responsabilità che dura tutta la vita.

Che cosa significa essere fratelli di un bambino disabile

È necessario mettere subito in evidenza che i bambini che nascono e convivono quotidianamente con un fratello o con una sorella disabile molto spesso non percepiscono ciò di cui invece hanno paura gli adulti: diversità, limiti, problemi.

Durante la maggior parte del periodo infantile, i bambini tendono naturalmente a creare un’unione priva di giudizio nei confronti degli altri.

Non è quindi necessario preoccuparsi che vivere una disabilità in famiglia possa far mancare qualcosa agli altri figli, anzi: la disabilità può diventare una marcia in più sia per chi la vive in prima persona sia per chi la osserva dall’esterno.

Attenzioni educative per fratelli di bambini disabili 

È necessario spiegare che il fratello ha una disabilità? È corretto creare delle differenze? Come fare quando il bambino prende consapevolezza delle difficoltà del fratello disabile?

Sono solo alcune delle domande più frequenti che si pongono i genitori con un bambino disabile in famiglia. Ciò che possiamo fare per darci le migliori risposte è pensare alle opportunità che possono derivare dalle difficoltà.

Avere un bambino disabile permette, ad esempio, di allenare l’empatia dei propri figli chiedendo loro di capire e di comprendere concretamente i limiti degli altri.

Al tempo stesso, la medesima situazione ci dà modo di normalizzare le diversità e, di conseguenza, crescere dei figli consapevoli che ognuno di noi ha dei limiti, chi più chi meno, senza distinzioni, e che ognuno di noi può dare agli altri il proprio contributo per superare o per convivere serenamente con le difficoltà.

Resta quindi sempre nostra la scelta: cogliere le opportunità per creare unione o sottolineare le diversità per generare divisioni?

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