L’Istituto di psicologia e psicoterapia Psicopraxis con Elena Faccio, Jessica Neri e Antonio Iudici presenta su Emagister la ricerca del termine “scientifico” nei manuali diagnostici.

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Introduzione 

Il significato di alcune parole è costantemente strumentalizzato. Quei vocaboli che sono in grado di aprire delle porte nella mente dell’interlocutore possono essere definiti come vocaboli “passe-partout”. Ogni periodo storico è caratterizzato da vocaboli di questo genere, in grado di riflettere dei valori che quel determinato periodo difende. Per quanto riguarda la nostra epoca, i vocaboli scelti sono ad esempio “naturale”, “ecologico” e “scientifico”. 

Se si presenta un qualsiasi concetto come “scientifico”, allora si sta attribuendo ad esso una certa credibilità e serietà. Come gli studenti, che nel momento in cui scoprono che l’approccio teorico che stanno studiando è scientifico, si sentono rassicurati. Però non si interrogano mai sul significato di quel termine. 

Il secondo rischio delle parole passe-partout è quello di trasformare i termini stessi, caricandoli di espressioni semantiche improprie. 

Come possiamo dunque riabilitare questi vocaboli?

 

Il linguaggio 

 

Il linguaggio è lo strumento principale del rapporto tra gli esseri umani e della cognizione del mondo, esplorare i ruoli delle parole è fondamentale per la nostra comprensione della realtà. Secondo Wittgenstein, filosofo del linguaggio, quando chiediamo il significato di una parola, in realtà chiediamo qualcosa che riguarda il modo in cui essa viene utilizzata. Il suo significato può essere quindi chiarito guardando la gente reale che usa quel termine in situazioni reali. Le parole sono formule convenzionali e il loro significato deriva dall’uso nel contesto. 

Il metodo degli esperimenti mentali proposti da Wittgenstein ha lo scopo di evidenziare che gli esseri umani sono imprigionati dal loro stesso modo di parlare e da certe immagini incorporate nel linguaggio. Sviluppa questo metodo perché vuole rendere visibile l’uso delle parole. Questo metodo ci permette quindi di porre l’attenzione ai giochi linguistici, ai significati assunti dalle parole in base al contesto ed è per questo che l’analisi linguistica effettuata grazie alla rappresentazione perspicua permette di identificare alcuni errori che limitano gli usi dei costrutti psicologici. 

L’obiettivo principale di questa ricerca è quello di analizare l’uno del termine “scientifico” all’interno dei manuali diagnostici più utilizzati in psicologia.

 

Metodo e analisi dei dati 

 

L’analisi linguistica è cominciata con l’individuazione di tutte le unità simboliche riguardanti il sostantivo “scienza”, l’aggettivo “scientifico” ed altre parole connesse. Questo ha portato a un primo confronto tra i manuali rispetto al tipo di termini usati. 

Sono state poi create delle categorie concettuali sulla base di similarità grammaticali e tematiche. 

L’ultimo passaggio ha visto l’analisi dei modi d’uso dei termini all’interno delle categorie, evidenziando i loro significati.

Le categorie sono: 

  1. Progresso e sviluppo scientifico 
  2. Osservazione scientifica 
  3. Scienze fisiche, naturali e biologiche 
  4. Accuratezza scientifica ed evidenza 
  5. Utilità e fondatezza scientifiche

 

Risultati 

 

L’espressione “progresso della scienza” che compare nell’ICD-10 è usata in modo generico senza descrivere cosa assuma implicitamente. È citata per specificare come storicamente sia avvenuto l’aggiornamento della “lista internazionale delle cause di morte”. 

Per quanto riguarda “l’osservazione scientifica”, nell’ICD-10 non compaiono termini che possono essere inclusi in questa categoria. Nel DSM-5  nel PDM sono ripetuti invece molte volte. 

Tra i cambiamenti introdotti nell’ultima versione del DSM-5 vi è “l’integrazione dei risultati scientifici della recente ricerca nella genetica e nella neuroimaging”. 

Il PDM descrive una modalità di valutazione della persona e un modo di fare diagnosi incentrato primariamente sulla soggettività e sul giudizio clinico: questo modo di fare diagnosi è legato quindi alla teoria che individua le dimensioni scelte per un’osservazione “scientifica” del paziente. 

Nell’ICD-10 la “scienza medica” è definita come produttrice di progresso ed è scritto che l’obiettivo principale del manuale è la classificazione statistica. La prassi medica viene paragonata alle “scienze fisiche” poiché hanno lo stesso scopo, cioè costruire una nomenclatura sempre più precisa. 

Solo nel PDM si vedono unità simboliche che rimandano alla “fondatezza” dei sistemi scientifici, alla “buona scienza”, al “valore scientifico”, all’“uso scientifico”, all’“utilità scientifica”, alla “rigorosità scientifica e clinica” e alla “fondatezza scientifica”. 

 

Conclusione

 

Gli strumenti che abbiamo a disposizione per la diagnosi psicologica non sembrano fornire un reinserimento comune alla presunta scientificità della disciplina. Sappiamo che partono da presupposti teorici diversi e immaginiamo che i criteri di scientificità alla quale si appellano fossero definiti in coerenza con i propri a priori. 

Che natura hanno i fenomeni patologici? Come possiamo stabilire il metodo più rigoroso per riconoscerli? 

Ogni teoria necessita di una meta-teoria, ovvero di una metafisica. Gli “oggetti” ai quali attribuiamo delle proprietà sono il primo assunto di cui una teoria ha bisogno per candidarsi come tale. “Scientifico” non si riferisce dunque all’oggetto, ma la metodo di conoscenza dell’oggetto. Il primo paradossa ci porta a chiederci come possa uno strumento diagnostico appellarsi alla scienza laddove non definisca entro quale modello teorico vede i propri oggetti. 

L’analisi dei modi e dei valori d’uso del termine “scienza” e “scientifico” nei manuali che abbiamo considerato sembra bypassare del tutto il problema dell’adeguatezza tra la configurazione del problema conoscitivo e l’ambito meta-teorico cui quel problema deve essere assegnato. 

Secondo Hegel la conoscenza scientifica doveva essere considerata uno strumento di dominio non solo sulle cose ma sugli uomini stessi. Le teorie scientifiche non potevano essere vere indipendentemente dalle circostanze nelle quali si erano sviluppate. 

Possono quindi oggi le “verità scientifiche” essere considerate indipendenti da qualche filosofia o ideologia a proprio fondamento? Da quanto è stato raccolto in questa ricerca, questo non sembra possibile. 

 

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